La mostra “Scatti di Scultura” inaugurata il 13 ottobre 2017 dalle ore 18,30 nello spazio espositivo dello studio di Architettura di Simona Ruggeri e Federico Celletti e sarà aperta fino al 29 novembre 2017

“Le 28 stature del Colosseo quadrato (2017)” di Bruno Panieri
«Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori»
Prima di andare a fotografare il cosiddetto Colosseo quadrato, il Palazzo della civiltà italiana, mi sono documentato un po’ su internet, per vedere se tiravo fuori qualche spunto un po’ nuovo.
Tra le cose che mi hanno colpito, c’è il fatto che non esiste quasi nessuna documentazione fotografica sistematica delle statue collocate negli archi del piano terreno.
Così questo diventa l’oggetto di questo piccolo progetto fotografico, di carattere eminentemente documentaristico, nel tentativo di lasciare una piccola traccia filologica di queste opere.
Si tratta di 28 statue (6 per le facciate verso viale della Civiltà del Lavoro e la scalinata, e 8 nelle altre due facciate), ciascuna di esse allegorica delle virtù del popolo italiano.
In senso orario a partire dalla prima a sinistra del fronte su viale della Civiltà del Lavoro figurano le allegorie dell’eroismo, della musica, l’artigianato, il genio politico, l’ordine sociale, il lavoro, l’agricoltura, la filosofia, il commercio, l’industria, l’archeologia, l’astronomia, la storia, il genio inventivo, l’architettura, il diritto, il primato della navigazione, la scultura, la matematica, il genio del teatro, la chimica, la stampa, la medicina, la geografia, la fisica, il genio della poesia, la pittura e il genio militare.
Le sculture alte 3,40 metri, poste su basamento, insieme ai Dioscuri completano l’impianto decorativo nella parte scultorea dell’edificio progettato nel 1937 da La Padula, Guerrini e Romano. Affidate a scultori provenienti per la maggior parte dal mondo accademico di tutta Italia, vennero realizzate da marmorari professionisti (otto ditte specializzate nella lavorazione del marmo di Carrara nelle province di Lucca e Massa-Carrara), che dal 1940 al 1942 completarono la messa in opera delle prime 16 statue; le rimanenti trovarono la loro collocazione nel dopoguerra.
Le informazioni sono tratte dal volume “Gli edifici della cultura e dell’arte” di Raffaele Lemme

Note Biografiche: Sono nato a Roma nel 1962, città dove abito. Se dovessi definire con una parola il mio rapporto con la fotografia, direi che questa parola è “dilettante”, dando a questa parola il significato proprio ed autentico di “colui che si diletta“. Mi sono riavvicinato alla fotografia dopo essermene allontanato per alcuni anni e dopo averne fatto una delle tante passioni di gioventù, accanto alla lettura e alla musica jazz: è stato il digitale che mi ha permesso di ricominciare, soprattutto perché mi ha consentito di superare la mia pigrizia di sviluppare in camera oscura, a suo tempo ricavata, come molti, nel gabinetto di casa. Come succede a molti, all’inizio, il digitale mi sembrava un ambito sconfinato di sperimentazione, ma in seguito, vedendo e rivedendo i miei primi scatti dopo (il tempo di maturare qualche convinzione in più sulla fotografia liquida del nostro tempo) ho capito meglio quello che apprezzo più di ogni altra cosa: un tipo di fotografia che, dovendola datare, è quella del cosiddetto umanesimo fotografico e del neorealismo dei grandi della nostra fotografia. Questo è quello che ora cerco quasi sempre, quando giro con la macchina. Ma qualche volta anche no … questo è il caso!

“Mitoraj a Pompei” di  Federico Celletti

Camminare per le strade di Pompei è di per se una delle esperienze più toccanti che un uomo possa compiere, farlo nel periodo in cui erano esposte le opere di Mitoraj è stato un privilegio che mi sono concesso più volte, e più volte riflettendo sul plus valore che le operazioni di “ibridazione” riescono a creare. Portare nel tempio dell’archeologia le opere di uno scultore contemporaneo, seppure profondamente permeate di mito e classicità, dà il senso di quanto siano, spesso, consequenziali le nostre scelte. Le mie fotografie non sono documentaristiche, non rappresentano né le opere in sé, né lo spazio in sé, sono alla ricerca costante di un dialogo fra antico e moderno, dialogo che solo l’uomo può concludere, nel suo sguardo.

“Dei ed eroi mitologici popoleranno le strade e le piazze della città sepolta dal Vesuvio, emergendo come sogni dalle rovine” dichiara Massimo Osanna, Direttore Generale della Soprintendenza Pompei. Simboli muti e iconici, le opere di Mitoraj ci ricordano, nella loro immanenza, il valore profondo della classicità nella cultura contemporanea. A Pompei, come scrive Théophile Gautier nel 1852, «due passi separano la vita antica dalla vita moderna»”.

note biografiche: Nasco a Roma nel 1973 e dalla nascita sono immerso in un’ambiente legato all’architettura ed al design. La passione per l’architettura guida i miei primi viaggi attraverso l’Europa e da allora la reflex diventa una fedele Nasco a Roma nel 1973 e dalla nascita sono immerso in un’ambiente legato all’architettura ed al design. La passione per l’architettura guida i miei primi viaggi attraverso l’Europa e da allora la reflex diventa una fedele compagna di viaggio, il mio taccuino d’appunti.
Parallelamente al lavoro da architetto, che dal design mi porta fino al restauro ed all’archeologia, cresce la passione per la fotografia e la reflex da semplice taccuino diventa strumento per indagare il mondo che mi circonda, lo strumento che mi permette a posteriori di indagare i rapporti spaziali tra arte, architettura e scultura.